Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
I doveri, III, 93
|
|
originale
|
|
[93] Quid? si qui sapiens rogatus sit ab eo, qui eum heredem faciat, cum ei testamento sestertium milies relinquatur, ut antequam hereditatem adeat luce palam in foro saltet, idque se facturum promiserit, quod aliter heredem eum scripturus ille non esset, faciat quod promiserit necne? Promisisse nollem et id arbitror fuisse gravitatis; quoniam promisit, si saltare in foro turpe ducet, honestius mentietur, si ex hereditate nihil ceperit, quam si ceperit, nisi forte eam pecuniam in rei publicae magnum aliquod tempus contulerit, ut vel saltare, cum patriae consulturus sit, turpe non sit.
|
|
traduzione
|
|
93. E che? Se un sapiente fosse richiesto da uno che volesse nominarlo erede, lasciandogli per testamento cento milioni di sesterzi, di danzare pubblicamente nel foro in pieno giorno, prima di prendere possesso dell'eredit?, e il sapiente avesse promesso di farlo perch?, in caso contrario, quel tale non lo nominerebbe erede nel testamento, dovrebbe mantenere la sua promessa o no? Preferirei che non avesse fatto una simile promessa e penso che ci? sarebbe stato indizio di seriet?; ma dal momento che ha promesso, se riterr? vergognoso danzare, sar? pi? onesta la menzogna non prendendo niente dall'eredit? che prendendola, a meno che non voglia destinare quel denaro a qualche grave necessit? dello Stato, di modo che non sia turpe neppure danzare, per venire in aiuto della patria.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|